Intervista all'Autore

Pubblichiamo qui un'intervista all'Autore Roberto Leopardi risalente al gennaio 2008 fatta da Shalom Gargioni.

D. Tu sei un artista completo, un artista con la A maiuscola. Cantante, musicista, scrittore, pittore. Fra tutte queste arti lo scrivere è al primo posto, ma allora perchè svelarti al mondo solo adesso ascoltando così il consiglio di Maupassant a Flaubert (come citato in June) di non pubblicare nulla prima dei 40 anni?

R. Mi pare di ricordare che Flaubert consigliasse i trent’anni. Ma adesso l’età media si è allungata. Io avrei pubblicato anche a vent’anni, ma avevo due problemi: il primo, che non sapevo come fare; il secondo, che non ero in grado di accettare critiche e consigli. In quanto alla A maiuscola, preciso che sono un musicista mediocre, un cantante appena un po’ migliore, un pittore assolutamente scadente.

D. Perchè hai scelto June come primo libro da pubblicare nonostante in ordine temporale non sia il primo da te scritto? E come mai hai tanta fiducia in questo libro piuttosto che negli altri?

R. Reuben è così lontano nel tempo che fatico a considerarlo ancora mio e inoltre ha dei difetti letterari piuttosto vistosi. Ho deciso di pubblicarlo solo per esorcizzarlo. Som de l’escalina non si poteva pubblicare prima di Reuben e Thomas non è ancora pronto. June è un romanzo dall’impianto piuttosto tradizionale e comunque riconoscibile. Pubblicare June è stata una scelta per così dire ovvia.


D. Molti leggendo June si sono interrogati sul finale. Vuoi darci qualche illuminazione o preferisci lasciarlo avvolto da quell'eccitante mistero che lo caratterizza?

R. La mia opinione sul significato del finale di June è insignificante. Spetta al lettore decidere quale senso dare alle parole. Per quanto mi riguarda non avevo intenzione di lasciare niente di ambiguo e a me sembra che sia abbastanza chiaro che ciò che accade fra Thomas e Vivian è vero, quindi è un sogno.


D. I personaggi dei tuoi libri, gli ambienti, persino i nomi. tutte è curato nei minimi particolari e indagando si capiscono numerose correlazioni e i motivi delle tue scelte. Mi suscita molta curiosità la scelta della Slovacchia come ambientazione per Thomas il Monaco. Puoi dirmi perchè hai scelto questo luogo?

R. Dai primi manoscritti di Thomas si evince che il monastero si trova al punto di incontro del Ducato d’Austria e della Marca Morava. Non so bene perché, ma era così. L’ambientazione slovacca deriva dall’imprevedibile sviluppo del libro. Devi considerare che ho iniziato Thomas subito dopo avere completato Som de l’escalina, ma dopo alcuni capitoli l’ho abbandonato per iniziare Aengus. Dopo poche settimane ho smesso di scrivere e per nove anni non ho scritto niente. Un’ambientazione precisa si è resa necessaria per la piega che ha preso il libro dopo che ho ricominciato a scriverlo. Diciamo che ho cercato dov’era questo monastero finché non l’ho trovato. Non è che ho deciso dove metterlo. L’ho cercato, ed era in Slovacchia, sui Piccoli Carpazi. Lo scorso luglio sono andato a vedere se era proprio lì e l’ho trovato. Era proprio tutto come doveva essere. Tu hai visto le foto e sai che è proprio così.

D. Se dovessi definire con una parola ogni singola tua opera come le definiresti?

R. Reuben è lo svelamento della tragedia dell’adolescenza, Som de l’escalina è una tregua, June è il racconto dell’incapacità di scegliere una sola strada, Thomas è la capacità di scegliere una sola strada. Ed è anche la rivendicazione del valore pratico dello studio e del pensiero.


D. Un’ultima domanda. Scrivere per te è vita. Cosa è cambiato in te iniziando a scrivere? E quali cambiamenti avvengono in te continuando a farlo? Infine, ha comportato dei cambiamenti pubblicare poi i tuoi romanzi?

R. Quest’ultima domanda sono tre, ma basta una sola risposta. Io ho scritto fin da bambino. Ho scritto sempre, quindi non c’è stato nessun cambiamento. Scrivere non mi ha cambiato la vita perché scrivere è parte di me. Io non cambio scrivendo se non forse nella misura in cui scrivere mi aiuta a definirmi più chiaramente, a capire meglio il mondo intorno a me e il mio ruolo e le mie responsabilità. La ragione vera per cui ho pubblicato è che non volevo più riscriverli, quei libri, e che un’opera letteraria è finita solo dopo che ha un formato in volume. I quadri sono finiti solo dopo che sono stati messi in cornice ed esposti. Un libro è finito solo quando è edito, altrimenti si potrà sempre ritoccarlo e quindi non sarebbe finito mai. E poi mi piace che quando li regalo hanno un piacevole e comodo formato tascabile.

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