Mirco Cittadini guida il Lettore alla lettura di Som de l'escalina
“Som de l’escalina”: il sequel.
Il dopo che avviene cronologicamente in un prima. Sì… decisamente Reuben non esiste.
Il titolo/citazione: Eliot che cita Dante che cita Daniel Arnaut…
Arnaut… chi era costui?
Trovatore apprezzato da Pound Incapace di improvvisare…
L’epigrafe: “Ora vi prego, in nome di quel valore che vi guida alla sommità della scala,/ al tempo opportuno vi sovvenga del mio dolore”
Già, il dolore… quanto dolore nel primo romanzo, ma Reuben ora c’è, eccome se c’è.
Canta il domani, è in odore di eresia o demonismo, vede angeli mendicanti, in schiere luminose e fiorite, parla di malinconia, rispetta puttane, ascolta una favola che da sola è già di per sé un altro libro e poi finisce in un monastero, dove sta per accadere qualcosa, ma ormai il tempo è finito e prepariamo la strada ad un terzo, è tempo di Thomas.
Funzionano così i secondi capitoli di una trilogia. Non finiscono. Così Guerre stellari. Così Matrix. Così i Pirati dei Caraibi. Nel secondo senti il bisogno di gettare un ponte verso il terzo. Verso il domani. Verso il dopo.
Tantissimi temi, tantissimi fili e storie, rispetto al primo romanzo, orientato su un unico tema, sull’ossessione dell’assenza.
Qui la presenza è ricca, pur nella sua distanza (spiegherò poi perché).
Questo è un libro che fa molte domande e non fornisce risposte, come la città irreale e nebbiosa (ma un modo c’è per non porgere domande dirette, Reuben insegna, basta informarsi).
Una storia a incastri. Marco che sogna Reuben. Eliot che cita Dante. Reuben che ascolta la favola dello gnomo. Dante che cita Arnaut.
Una sospensione di storie irrisolte. Ma questo è anche il Purgatorio, così come Reuben era l’Inferno (l’assenza di Dio), a questo servono le trilogie, così è abituato il nostro immaginario, questi sono i nostri archetipi. Questo è un libro che vive di lontananze. Lontananze nel tempo e nello spazio. Lontananze dai proprio cari. Questo è il Purgatorio. La lontananza da Dio. In cima ad una scala.
Compaiono gli angeli, come nel Purgatorio, ma sono ancora angeli lontani (appunto).
Quale il limite/pregio?
Questo romanzo, le molteplici storie di questo romanzo, non hanno conflitto. Sembra un po’ Siddharta. Un po’ “Il congresso degli uccelli”. Se Reuben era un romanzo adolescenziale ed empatico, Som de l’escalina è un romanzo pacificato ed equidistante.
Ci sono parabole o covers di parabole. Forse troppi insegnamenti. Troppe verità. Reuben è cresciuto. A tratti è irritante. Non sta alle regole. Non sa adattarsi. Non vuole improvvisare.
I due personaggi più riusciti? Easyoath e il monaco Willembordo.
Mi chiedi se come favola per gli infanti potrebbe funzionare.
Io credo di no. È bella. È scritta bene. Ma non c’è conflitto. È una parabola. Gli infanti sono lineari. Vogliono un punto di vista con il quale identificarsi (nel testo il punto di vista varia. Ora lo gnomo, ora la morte…). Vogliono un qualcosa di imprevedibile. Vogliono lotta. Easyoath cerca il tesoro, lo trova, risolve tutto, senza fatica, a parte i piedi pietrificati. Non ci sono peripezie. L’eroe muore. Muore perché deve morire. Di vecchiaia. Gli infanti non ci vedrebbero un lieto fine.
Altre tre cose.
Lo stile. Più maturo. Controllato. Didimeo. Sembra il Padre Thomas di June. Questo libro è l’antitesi del primo (aspettiamo la sintesi, questo prevede una trilogia, questo ci hanno insegnato). Sempre perfetto. Ottimi i dialoghi. Ottime le situazioni. Scrupolosa la ricostruzione storica (così come scrupolosa fu l’America di June).
Reuben alla fine scrive a casa. Scrive a Cinzia, a Marco a Francesca… ma non scrive al narratore del primo romanzo.
Forse il narratore non esiste. Forse Reuben e il narratore sono la stessa persona. Già, questo tornerebbe, la casa di Reuben è la stessa del narratore, con lo stucco scadente e le varie stanze, come principati consunti, invasi da regni più forti (caro Roberto e tu volevi che io invertissi le letture?).
L’angelo Marcel-Lucien.
Questa cosa mi colpisce come Isacco Isacco Isacco.
Marcel è Proust, dai, chi altri. E Lucien? Forse Lucien Daudet che con Proust ebbe un carteggio e forse una relazione? Un angelo peccatore? Un angelo da Purgatorio.
Questo è quanto. Tante domande. Due testi che davvero mi sono rimasti nel cuore. A volte lasciandomi insoddisfatto. Due testi che vorrei capire. Urge un incontro. Avere qualche chiarimento.
Forse ho visto cose che non ci sono. Io credo, però, che qualcosa ho afferrato. Un testo senza storie (in absentia), un testo con troppe storie (in praesentia).
Reuben è metafora. Som de l’escalina è metonimia. Il primo è poesia, il secondo è pensiero.