Ada

Pubblicato nel 2011 in un esile libretto di 87 pagine, Ada è la storia di quattordici secondi di un 23 aprile.

Seduta davanti alla finestra a guardare la pioggia, Ada viene narrata a se stessa da una voce che la sospende e la riporta a quando, diciannove mesi prima, è iniziata la sua storia d'amore con Oxi. Per quattordici secondi, su un ponte durante una gita scolastica il timido Oxi le tocca una spalla e il fianco e le sussurra qualcosa.

"Quei quattordici secondi, da soli, hanno sostenuto settimane di spaventosa, immensa speranza; hanno squadernato misteri, hanno gettato ettari di fondamenta, scoccato una freccia che mirava alle nuvole, sospeso il vento, gelato il sole, inchiodato la spuma del tumultuoso fiume, sbarrato gli occhi di Teresa accanto a te, fatto sciogliere ogni tua rigidezza.

Quei quattordici secondi ti hanno svelato il senso del mondo, ti hanno dato un nome nuovo, ti hanno fatto capire che altrove è la quiete, altrove l’appagamento; che quaggiù potevi solo sentirti travolgere da qualcosa di immensamente più grande di te, di Oxi, di voi, di tutta l’umanità.

Questo è l’amore, Ada: la promessa di un altro luogo." (Ada, pp.68-69).

Storia della nascita e della rinascita di un amore, Ada è un'indagine che l'Autore si permette nel mondo del Femminile; un'ode alla lentezza, alla riflessione, al silenzio,

Così l'Autore paragona Ada a Reuben.

Ada condivide con Reuben molte cose. La differenza fondamentale è che il narratore di Reuben è un orfano, il narratore di Ada è un padre. È evidente che fra Oxi e Reuben c’è sovrapposizione: i due ragazzi sono uguali, sono sostanzialmente la stessa persona e sono fratelli di Aengus e di June (Oxi, da Ossian, cantore di miti celtici; Reuben, menestrello e arciere; Aengus, dio della poesia, dell’amore e della giovinezza; June, l’incerto). Ma sono giovani vecchi, resi saggi dalla timidezza, dalla differenza di linguaggio, dalla riservatezza. Non a caso portano nomi esotici: appartengono ad altri popoli, altre visioni.

Il 23 aprile, il giorno di Ada, è il giorno di Reuben, giorno della primavera, dell’inizio, dell’azzardo. Il libro che Ada aveva letto e che “le si era messo un po’ di traverso sul cuore” è proprio Reuben. Ed è vero che quel mio povero libro, quel mio povero pezzo di carne, è in fondo il mio inestinguibile rimpianto: di non avere saputo viverlo, di non avere saputo esserne degno, di non avere saputo condividerlo. È il libro che continuo a riscrivere, il libro che non ha lettori, perché è il libro di una visione del mondo di altri tempi, di altre infanzie, di altri tormenti, altre ingenuità.

Ada è un libro più scaltro, scritto da un artista navigato, abile a muoversi fra le parole. Non per questo ha avuto un destino migliore; anch’esso svanirà: è questa la regola del mio gioco, la mia condanna e il mio orgoglio: non apparire, al punto da non essere; non rivendicare, al punto da non esistere.

Io credo che in un altro tempo, in un altro luogo, Reuben e Ada, come Thomas, come June, splenderanno della loro luce, quando io non sarò più un ingombro, un’ombra. Per questo sono stato creato, per loro.

Mi piacerebbe che Ada mettesse brividi buoni, così come volevo che Reuben mettesse brividi cattivi. Allora ero arrabbiato, oggi sono solo vecchio. Allora vibravo e desideravo quiete; oggi, fermo, mi piace vedere in altri (pochi) le vibrazioni che ho sempre negato a me stesso. Per questo speravo in Ada. Ma i miei libri hanno preso da me la discrezione e nascono e muoiono in un giorno.

E così mi sovviene di leggere i miei Dodici esercizi di guerra e vedo che tutto, già, era scritto. Che tutto va bene, che tutto è bene disposto. Che gioia e tristezza, vita e morte sono accanto una all’altra e non ci resta che stendere la mano e cogliere ciò che scegliamo: le mele rosse del sole, le mele bianche della luna.

Leggi la Guida alla lettura di Ada

Leggi un capitolo tratto da Ada