Il testo che segue è l'incipit di Canto di Efesto
Mnemosine, madre delle Muse, ispirami il canto.
Evoca i celesti e gli ctonii, i marini e gli inferi dei
incarnati in noi, tabernacoli opachi.
Dimmi le storie antiche, narrale all’uomo smarrito
che a sera guarda la valle che brilla di luci
o il mare mormorante e piange
di nostalgia e distanza.
Mi chiederanno se ancora credo in un dio
e dirò che non confido più in quell’unico dell’occidente
né mi affido ai suoi sacerdoti e al loro credo.
Vorranno sapere allora in cosa credo ora
e non dirò che sono privo di dei,
poiché non lo sono,
né dirò di non poterne sapere nulla,
perché sebbene sia certo
che nulla davvero se ne possa sapere,
mi parrebbe di evitare il quesito
e rassegnarmi a un’evidenza che non voglio ammettere.
Dirò dunque che onoro dei oscuri,
e se ancora di più volessero sapere
dirò che sono quelli che mi abitano,
ai quali so dare diversi nomi, nessuno vero.
Dirò che a tutti offro tributi, ma più che ad altri
a Efesto, Dioniso e Ade.
Che sono devoto a Mnemosine e a tutte le Muse
alle Naiadi dei ruscelli e alle Oreidi delle grotte
ad Atena glauca e agli dei antichi
che erano prima di Urano.
Arde bene il fuoco stasera al centro del megaron:
fumano i guerrieri Dogi del Brenta ammezzati
e bevono whisky irlandese di singole botti.
Ancora non è tempo di confidenze e ricordi,
ancora non è tempo che l’aedo canti,
ma il fumo del sigaro allarga l’anima e prepara
lo spirito di malto che seduce Dioniso
a trascorrere la notte con noi.
Preparano il canto le Sirene,
allungano gli orecchi gli olimpici
se mai si dovesse cantare di loro.
Ancora non sappiamo se Mnemosine darà voce,
se suonerà al bouzouki cose nuove e antiche.
Per ora fumiamo il Brenta e beviamo l’Irlanda
sognando Calipso lontana, Elena dai biondi capelli,
Nausicaa perduta in una troppo tenera infanzia.
Mnemosine non canta di me.
Di me Sirene ingannanti cantano
ricircolanti mie nostalgie, miei sogni vaghi.
Non ho orecchie per loro stasera: Mnemosine,
lei ha memoria di ciò che ero prima d’essere al mondo,
lei conosce gli incarnati dei
che mi parlano lingue uguali e diverse.
Cantami dunque Madre stanotte,
ora che s’acquieta l’ebbrezza degli eroi,
il Canto di Efesto.